Rubrica: The expert on the salmon
Titolo o argomento: Le 3R della sostenibilità – parte 4
Riciclaggio
La terza R della nostra trilogia ambientale parla di quello che oggigiorno rappresenta la destinazione dell’11% di tutti i rifiuti Italiani: il riciclaggio.
Già, solo l’11%.
Sebbene infatti con il progredire delle tecniche di riciclaggio si è riusciti ad aumentare il rendimento del recupero (vetro e metalli sono vicini al 100%), rimane ancora una questione aperta:
convincere le persone a fare la loro parte.
In qualsiasi paese, la maggior parte delle persone dice di essere favorevole al riciclaggio. Ma concretamente solo una piccola percentuale è attivamente impegnata nel dividere la propria immondizia per tipo di materiale e utilizzare sacchetti diversi per ognuno di essi. E pensare che questa semplice operazione potrebbe portare all’innesco di una catena di risparmi: meno materie prime sprecate, meno energia consumata, meno inquinanti immessi nell’atmosfera.. migliore qualità di vita per l’ambiente e per le nostre tasche.
In questo fronte, si stanno muovendo molte entità distinte. Da un lato ci sono i comuni (come quello di Ancona 😀 ) che stanno obbligando le famiglie a distribuire i propri rifiuti in appositi cassonetti distinti. In questo modo si disincentiva il più possibile l’utilizzo del cassonetto unico per i rifiuti domestici.
Però che fare con i rifiuti che si producono fuori dall’ambito domestico?
Molte imprese si sono interessate al tema, con il chiaro obiettivo di generare un business. Un esempio lo da una società australiana di distributori automatici, la Envirobank Recycling che ha creato delle macchine da collocare al lato dei normali distributori per raccogliere le lattine utilizzate.
Invece di gettare la lattina nel cassonetto, la si introduce nella macchina riciclatrice e in cambio si ottiene uno sconto su un’altra bibita o un coupon con il quale ricaricare il cellulare.
E l’impresa ha già in cantiere altre macchine con lo stesso funzionamento per diversi tipi di residui (plastica, olio esausto, batterie, ecc.) da applicare nei luoghi adeguati: dai centri commerciali alle stazioni di rifornimento.
Altre idee interessanti vengono ad esempio da Apple che negli USA ha aperto un servizio di raccolta a domicilio nelle scuole e negli uffici pubblici per la raccolta e lo smaltimento dei vecchi computer o dispositivi elettronici (di qualsiasi marca).
Ma senza dubbio l’idea più originale l’ha avuta CocaCola.. Da quest’anno nella maggior parte degli stadi di baseball sono presenti al lato dei distributori automatici di lattine, dei cestini a forma di “ricevitore”: una volta terminata la bevanda basterà prendere la mira e utilizzare la lattina come una palla da baseball e fare centro. Ma senza preoccuparsi perché sia quelle che entrano, sia le altre, vengono raccolte e portate al centro di riciclaggio più vicino.
Probabilmente vedremo nei prossimi tempi queste e molte altre idee arrivare anche in Italia, con l’aumentare del prezzo delle materia prime (il costo della lattina incide per il 35% circa sul prezzo di vendita di una bevanda) le imprese si ingegneranno sempre più su come recuperare questi scarti.
A beneficio anche dell’ambiente.
Se dopo anni di leggi ambientali siamo solo all’11% di riciclaggio, forse sarà proprio la creatività a fare centro nell’animo dei consumatori.
Davide complimenti, per questa trilogia davvero interessante. Mi colpisce l’esistenza di idee simili a quelle che sognavo. Idee attive come quella di rendere la lattina ottenendo in cambio un coupon di sconto o di ricarica per il cellulare. Davvero un’idea intelligente.
Le idee attive sono quelle che invogliano la gente a comportarsi bene perchè ottengono un premio. Vedi la rubrica (sempre in continua evoluzione e aggiornamento) “imprendotoria attiva” che richiami semplicemente inserendo le precedenti parole nella casellina in alto a destra per la ricerca.
Più avanti in questo blog ci occuperemo anche di fornire ai lettori idee circa il riutilizzo di alcuni dei loro rifiuti, per ricavarne soluzioni per complementi di arredo… A presto 😀
educare al riciclo è giusto e sacrosanto
MA:
la questione a mio avviso va vista ancora più a monte: riciclare dev’essere solo l’atto ultimo… l’estrema ratio…. perchè prima del riciclo ) bisognerebbe capire un concetto fondamentale: riciclare un materiale a volte costa tantissimo sia in termini economici si in termini ambientali, pensate solamente al giro che fa: (lo semplificherò molto) l’utente finale lo butta in un cassonetto, il cassonetto viene gestito da una società che si occuperà di svuotarlo (con camion che consumano petrolio con le conseguenze che sappiamo) e portarlo in un centro di recupero dove per essere riportato ad uno stato “usabile”, andranno effettuati diversi trattamenti di vario tipo (meccanico… chimico… termico) che costano energia… tantissima energia.
Alcune volte (sembra un paradosso ma è così) riciclare un materiale necessita così tanta energia che il processo risulta più inquinante rispetto al buttare un materiale un una discarica generica.
attenzione
non sto dicendo a chi mi sta leggendo di non riciclare; più “semplicemente” di andare oltre l’ipocrisia della moda ambientalista di questi tempi, che se analizzata per bene risulta molto spesso una mera operazione di marketing delle varie aziende, che cercano di guadagnare consensi nella società sbandierando ai 4 venti il loro impegno rispetto all’ambiente, omettendo una grande verità:
se tutti noi cominciassimo a fare la spesa in maniera più critica e dettagliata, (preferendo prodotti senza un abuso di packaging, con una filiera corta alle loro spalle per dirne due a caso) e provando a c o n s u m a r e u n p o’ d i m e n o produrremo mooolti meno rifiuti di ora, con i benefici che tutti noi possiamo immaginare.
penso di essere stato fin troppo prolisso e non voglio dilungarmi oltre quindi se avete voglia di approfondire questi temi vi consiglio le seguenti letture / trasmissioni
Libri:
-Breve trattato sulla decrescita serena
-Latouche Serge
costa 9 euro!
-Guida al consumo critico 2009
16 euro
Trasmissioni:
Report su rai tre, visionabile liberamente anche da internet
un saluto
Fred
Grande Fede!
Completamente d’accordo. Ad ogni modo, nello scrivere la trilogia ho lasciato per ultimo il concetto del “riciclaggio” perché già di sé molto superato.
È un’idea talmente vecchia che è già in uso oggi. Ovvio che il domani è formato da sistemi più avanzati (e molto più semplici!!) come appunto la riduzione dei materiali o il riutilizzo degli stessi.
Però è vero, come tu commentavi, che se la filiera del riciclo non è efficiente si rischia addirittura di immettere più inquinanti e sprecare più energia elettrica di quella che si vorrebbe risparmiare. In fondo l’industria della plastica (per fare un esempio) ha avuto decine di anni per ottimizzare i propri processi, mentre quella del recupero della plastica (che al momento è una delle peggiori) è ancora in fase embrionale.
E siccome Fede ha consigliato un libro, io non voglio essere da meno.
Però cambio formato: vi consiglio un blog molto divertente, o forse agghiacciante. La vita di una famiglia che ha rinunciato all’uso della plastica! Scrivete in alto sul broswer
plasticfree.blogspot.com
In previsione del giorno in cui il petrolio finirà e con esso scompariranno anche i suoi derivati..