Un ragazzo tempo fa mi raccontava il suo ultimo acquisto: un cellulare iperfunzionale. Nel vedermi poco interessato alle mirabolanti funzioni mi ha detto sorridente: “Ho capito, sei uno a cui non piace la tecnologia eh?”; massimo sconcerto per me. Gli ho dato l’indirizzo del mio blog e degli altri miei siti invitandolo ad esplorarli anche solo rapidamente.
Un mio amico di recente mi ha raccontato che ha comprato il suo nuovo telefono cellulare, uno smartphone di ultima generazione della marca x. Dice che così si sente aggiornato in campo tecnologico. Questa volta non è solo lo sconcerto ad invadermi, anche una timida sensazione simile alla paura.
Oggi sono in molti a sostenere di parlare di “Tecnologia” nel momento in cui argomentano le funzioni di una consolle di gioco, di uno smartphone o del vivavoce bluetooth di cui la nuova auto è dotata di serie. Rendersi conto di quanto tutto questo sia enormemente limitativo nei confronti del termine “Tecnologia” non è effettivamente di facile comprensione. Così ora, solo perchè sono un provocatore 🙂 ti chiedo retoricamente: “Conosci il significato del termine tecnologia?”.
Il Dizionario Italiano Ragionato ne dà la seguente definizione: Sostantivo femminile. Propriam. Lo studio della tecnica. Tuttavia la voce ha avuto una notevole fortuna e sostituisce frequentemente la voce tecnica, che pare più povera. Anziché Storia della tecnica si legge spesso sui frontespizi Storia della tecnologia. Con il termine tecnologia ci si riferisce ad un apparato moderno, ad un apparato di una qualche complessità.
Wikipedia offre una definizione altrettanto interessante: Il termine tecnologia è una parola composta che deriva dalla parola greca τεχνολογία (tékhne-loghìa), letteralmente “discorso (o ragionamento) sull’arte”, dove con arte si intendeva sino al secolo XVIII il saper fare, quello che oggi indichiamo con la tecnica. Se la tecnica riguarda la manualità, il ragionamento diventa la razionalizzazione o comprensione dei risultati raggiunti attraverso l’azione concreta: in sintesi la tecnologia diventa il progetto della tecnica.
L’enciclopedia della UTET invece definisce la tecnologia come lo studio dei procedimenti tecnici legati alle singole lavorazioni industriali. La tecnologia perciò esamina le attrezzature, le macchine, gli impianti, e in generale i processi che concorrono alla trasformazione di una determinata materia prima, attraverso le varie fasi di lavorazione che conducono tale materia prima alle fasi che ne permettono gli impieghi richiesti. Per alcuni, peraltro, il termine tecnologia si riferisce alla fase più moderna della tecnica legata ormai allo sviluppo della scienza.
I giovani oggi utilizzano il termine tecnologia per definire quello che in realtà rappresenta la periferia della tecnologia. Associano spesso tale termine ad oggetti che offrono illusive sensazioni di evoluzione. Nascono così siti internet e blog che utilizzano impropriamente il termine nel titolo al fine di comunicare che si sta parlando dell’ultimo modello del prodotto x.
Allora, tornando alla mia precedente domanda retorica: “Se l’aggiornamento tecnologico è rappresentato dall’ultimo smartphone, che cosa saranno mai: le nanotecnologie, lo studio dei fenomeni termoelettrici, gli accumulatori di energia cinetica a volano, le strutture realizzate basandosi sullo studio della biomimetica, gli smart materials, i materiali piezoelettrici di cui sono dotati i marciapiedi di un corso di Tolosa che autoalimentano i lampioni, le stampanti 3D, il taglio al plasma, i generatori termoelettrici, i sistemi E.R.S., il fotovoltaico retrofit, ecc.?”.
Prima o dopo il termine tecnologia è sempre bene porre un secondo termine che definisce la branca alla quale ci si riferisce (vedi ad es. nanotecnologie, tecnologia meccanica, tecnologia dei materiali, tecnologia alimentare, tecnologia microelettronica, tecnologia delle costruzioni, tecnologia delle comunicazioni, ecc.) per evitare di finire nel vago o, peggio, svalutare un concetto che ha un peso decisamente maggiore di un affascinante gadget.
Tema interessante.
Ovviamente la cosa non si limita alla conoscenza delle parole.
E’un bel tema di psicologia spicciola: tutti vorremmo essere “tecnologici”, c’è chi ammette di non essere portato e chi invece riesce a sentirsi “aggiornato” spostando il pollicione sulla scatola del lucido da scarpe, è gratificato, a modo suo felice.
Perchè deluderlo?
Per amore di verità vorresti forse sostituire la sua gratificazione con la frustrazione di non capirci veramente un tubo?
Te la senti di contrastare il lavoro decennale di Apple e Samsung?
Io approvo al 99% quello che hai scritto ma sono stanco di tentare di dire a parenti, amici e colleghi che il pollice non rende “tecnologici”, che leggere mezza pagina di pseudo-notizie in metropolitana non ci rende “aggiornati”, che la partita in tv non rende “sportivi”, che i libri di xxx non ci fanno “acculturati”, che il berci tutte le leggende metropolitane di complotti non ci fanno “scaltri”.
Per tornare ai tuoi temi preferiti
e quelli che diventano “esperti” di motori leggendo le riviste con le donne in topless?
e i “piloti” che guidano meglio, su strada, senza abs?
e quelli che sanno benissimo come funzionano le auto ibride?
(beh, qui è facile: c’è un motore ibrido, no?)
Più seriamente, qualcuno mi ha parlato a lungo della frustrazione e ho capito che a volte le bugie fanno sopravvivere a questo mondo balordo e la verità fa malissimo,
a volte anche a me.
Ciao Andrea, i tuoi commenti, come al solito, oltre ad essere un ottimo contributo, sono belli da leggere. Questo in particolare merita tanto per la capacità di condensare, con sintesi estrema e quel tocco di spirito che non guasta, temi di fondamentale interesse più che attuali.
Riguardo l’ultima frase… purtroppo è così.
Grazie per il commento 🙂