Ma allora conta di più
la macchina o il pilota?
Vorrei dare una risposta prettamente dal mio punto di vista. In qualità di puro appassionato di guida (non posso definirmi un pilota perchè non sono iscritto ad alcun campionato per ora) so bene che è difficile sminuire le proprie doti di guida e dare un peso leggermente maggiore alla vettura ma… qualunque sia il tuo nome, se la macchina non va, non va. Certo ci sono piloti che meglio di altri hanno saputo far crescere un mezzo (un’auto, una moto), ma se lo avessero lasciato come lo hanno trovato, non sarebbero andati lontano. Per questo si dice ad esempio che Schumacher ha sviluppato insieme alla Ferrari la sua auto. Schumacher è prima di tutto un grande collaudatore. Stesso dicasi per molti altri piloti di formula uno o del motociclismo, o qualunque altra categoria che prevede uno sviluppo del mezzo da corsa. Se c’è sviluppo, c’è crescita sia da parte dell’auto, sia da parte del pilota. Insieme percorreranno molta strada. Inizialmente però conta molto di più la vettura e, piloti meno esperti che si presentano con buone auto di base, hanno indubbiamente la strada più spianata. Viceversa essere piloti esperti, anche di grosso calibro, anche avendo vinto almeno un mondiale, e salire su una vettura che poco può contro la concorrenza, dimostra che contro un mezzo che non è nato bene, il pilota può poco. Tutt’al più le sue doti di guida lo porteranno a contenere i danni. Ma non si sta nelle corse per giocare in difesa, non sempre. E’ per questo che anche chi si schiera ultimo in partenza ci mette la grinta. Anche l’ultimo è convinto di poter attaccare e fare un buon risultato se non ottimo.
Una formula uno che mescola le carte in gioco può far bene all’umore di alcuni piloti e male ad altri, può migliorare gli ascolti e le presenze del pubblico in pista. Può causare sbalsi di umore, la perdita di certezze o il rafforzamento delle proprie convinzioni. La cosa importante è che tutti, ma proprio tutti, possano avere la possibilità di vincere e, i fuoriclasse, dimostrare di essere tali… Macchina permettendo.
In breve:
Pilota forte → Auto forte = Grandi risultati ↑
Pilota forte → Auto mediocre = Grandi incertezze ↑↓
Pilota giovane → Auto forte = Buoni, talvolta sorprendenti, risultati ≈↑
Pilota inesperto → Auto debole = Rivedere il tutto… ≈
In seguito ad un commento fatto da Federico a voce, vorrei precisare che questo articolo inizia così: “Vorrei dare una risposta prettamente dal mio punto di vista”. Questo perchè è giustissimo che ognuno di noi abbia il suo punto di vista ovviamente.
Tuttavia l’esempio che mi è stato fatto circa il fatto che Valentino Rossi abbia preso una Yamaha con evidenti difficoltà e l’abbia portata alla vittoria, si addice benissimo a ciò che ho scritto sopra… ovvero: Rossi + la sua equipe sono arrivati in Yamaha, hanno rifatto la moto insieme e hanno vinto. OK. Schumacher + Ross Brawn sono arrivati in Ferrari (non hanno vinto per 4 anni il mondiale piloti) hanno rifatto la macchina collaborando insieme e hanno vinto 5 mondiali piloti di fila. A perfetta dimostrazione di quanto scritto nell’articolo. Non esiste un mezzo che arriva da solo al traguardo ovviamente, ma non esiste nemmeno un pilota superveloce che arriva primo a piedi. Quanti piloti dalle retrovie, con il mezzo giusto, sono andati perlomeno più forti di quanto non facessero prima?
Il pilota conta eccome… ma senza un buon mezzo…
Ah Federico dimenticavo. Grazie per il commento… Naturalmente ogni volta che vuoi scrivilo direttamente sul blog. 😀 Pare che questo Blog sia affetto da timidezza 😀 in molti mi scrivete via mail ma in pochi scrivete anche qui… nessuno vi mangia eh 😀 potete fare anche domande che reputate semplici in tema: meccanica, motori, materiali, ingegneria meccanica, grafica, edilizia…
Buona lettura a tutti. Raffaele