Rubrica: Incominciamo a parlare di automobili | Le domande dei lettori
Titolo o argomento: Influisce uno stile di guida vivace sulla longevità del motore?
Risponendo a: Mattia
Mattia scrive: Possiedo una Smart diesel del 2001 che ha percorso attualmente 175000 km, con nessuna sostituzione importante (solo l’alternatore che si è bruciato a 120000 km e la valvola egr rimossa dopo che questa si è bloccata a 112000 km). Ultimamente, utilizzo nel gasolio l’additivo per pulire gli iniettori e ogni accelerazione la faccio premendo a manetta l’acceleratore, ma non arrivando al limite dei giri (cambio a 3000 giri/min), da quando faccio questo sento il motore più pronto. Ora, una guida di questo tipo usurerà precocemente il motore? Perchè se è vero che accelerando a manetta si sfrutta tutta la potenza e quindi l’usura sarà maggiore, è anche vero che si raggiunge prima la velocità di crociera, che poi naturalmente mantengo con un filo di gas, inoltre dovrei mantenere più pulito il sistema di alimentazione. Quindi qual è il suo parere? Grazie.
Quando acceleri a fondo in realtà non sfrutti tutta la potenza, infatti se guardi le curve caratteristiche di potenza e coppia del tuo motore ti accorgerai che ad un dato numero di giri corrisponderà una data potenza ed una data coppia (ad esempio a 3.000 giri potrebbe trattarsi di un valore prossimo al 50% della potenza massima erogabile). Il parametro che invece va al massimo è il carico ossia l’azione sull’acceleratore e quindi la completa apertura della farfalla. La centralina elettronica elaborerà la curva (nelle tre dimensioni) più idonea di mappatura considerando quindi il carico al 100%. Non è detto che in queste condizioni si ottenga sempre una risposta pronta, potrai accorgerti infatti che in determinate condizioni (sia di utilizzo del motore che atmosferiche) la risposta del motore migliorerà alleggerendo l’azione sul gas piuttosto che lasciandola costante o aumentandola. Quando si guida in questa modalità, ovvero con un carico elevato ed un ridotto numero di giri, le temperature degli organi di manovellismo e distribuzione aumentano per molteplici motivi. La portata e la pressione dell’olio non risultano ottimali e non permettono di “asportare” correttamente calore dagli organi sollecitati, stesso dicasi per l’impianto di refrigerazione che non estrae sufficiente calore dalle pareti dei cilindri e non ne scambia a dovere con l’esterno tramite il radiatore. In particolar modo i pistoni aumentano di temperatura e non riescono a trasferire una buona quantità di calore alle pareti dei cilindri. Le conseguenze possono pregiudicare l’affidabilità e la longevità del motore. A lungo andare infatti si possono verificare deformazioni degli organi e trafilaggi di olio con le conseguenze che ne derivano. Certo nel tuo caso si tratta di piccoli frangenti, inoltre diverse case automobilistiche consigliano questo tipo di guida motivandola come un aiuto alla riduzione dei consumi di carburante (e quindi delle emissioni). Ad ogni automobilista la propria scelta quindi. Per quanto concerce invece l’impianto di alimentazione, io personalmente per tenerlo in ordine, preferisco più che altro cambiare qualche volta di più il filtro del carburante. Se questo è sempre efficiente è molto difficile che gli iniettori soffrano di qualche patologia a meno che non si tratti di un difetto caratteristico. Aver percorso 175.000 km con un motore di piccola cilindrata senza che vi sia stata la necessità di effettuare particolari riparazioni non è affatto male, il traguardo dei 200.000 km è oramai vicino.
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Ti ringrazio per la risposta! Anche se, effettivamente, 3000 giri nel mio caso è proprio il regime di potenza massima, trattandosi della smart 0.8 cdi 😉
A quanto ho capito, il problema dell’utilizzo del motore in questo modo non sono tanto le sollecitazioni meccaniche, quanto quelle termiche, ho capito bene? Ma allora, se il motore ha un impianto di raffreddamento (sia dell’acqua che dell’olio) correttamente dimensionato, non si dovrebbero correre rischi giusto? Chiedo perchè mi viene in mente un amico che ha una ducati 748 non immatricolata, che utilizza solo in pista, e dal ’96 ad oggi ha percorso 75000 km senza particolari problemi, tutti fatti in pista e quindi sfruttandola al massimo, anche se probabilmente va considerato il fatto che in pista la velocità media è attorno ai 140-160 km/h e quindi si fa prima a percorrere più chilometri, a parità di ore di funzionamento.
Ciao Mattia, perdonami, sono fuori sede… appena torno ti rispondo 😉
certo, attendo la risposta! 🙂
Salve Mattia 🙂
a 3000 giri/min hai la potenza massima? Non a 3800-4000?
Le sollecitazioni termiche si coniugano con le meccaniche, trattasi però di un discorso piuttosto complesso che purtroppo analizzo solo con partner e collaboratori in fase di progetto (http://ralph-dte.eu/website-info/#termini-utilizzo).
Il dimensionamento degli impianti di lubrificazione e raffreddamento tiene conto solo in parte di utilizzi con carichi elevati a ridotte andature (quelli sono dei “transitori” non sempre contemplati in progettazione, questo lo si scopre quando, come nel nostro caso, si analizzano centinaia di motori l’anno e si ricava una statistica sui guasti e le rotture più diffuse per un dato motore andando poi a studiare quali sono stati i fattori scatenanti il problema). Un mezzo stradale è progettato generalmente per una guida dolce, allegra e, in particolari casi di sportività, brillante ma mai comunque puramente racing (anche gli ulteriori aspetti di questo tema fanno riferimento ad ambiti progettuali che non possiamo enunciare se non a seguito di collaborazioni tecniche).
Il confronto tra la moto e l’automobile può esser considerato improprio perchè la moto può avere un motore analogo, per cilindrata, ad uno automobilistico pur avendo una massa anche 6 volte inferiore. Inoltre i motori delle moto sono espressamente studiati per le andature sportive ed è proprio a queste che raggiungono i migliori effetti di lubrificazione e smaltimento del calore.
Tra i luoghi comuni di questo settore si tende a credere che una moto in pista si usuri di più, invece, molte volte accade il contrario. In pista infatti la moto non sta ferma in coda nel traffico a surriscaldare, non viaggia a giri bassi, non riprende da regimi “scomodi” e non è soggetta alle torture da buche e dissesti stradali. In pista, una moto ben accompagnata tra una curva e l’altra, scorre senza particolari ostacoli lungo il suo percorso. Se una moto viene lasciata originale, tecnicamente può avere una vita anche più lunga in pista (l’esempio non fa alcun riferimento all’agonismo). Poi, certo, dipende da chi la cura e come la cura, da come viene guidata, da quanto realmente gira al massimo, da quali traumi subisce, da quale tracciato si è scelto e con quali condizioni climatiche, ecc. Anche qui il discorso è molto vasto e generalizzare potrebbe portare in errore.
Ricapitolando ai 3000 giri cui fai riferimento tu, sollecitazioni puramente meccaniche incisive non ce ne sono (a meno che non fai vibrare il motore sotto coppia). In caso di continue riprese dal regime prossimo a quello di minimo fino al regime di potenza massima (e oltre) tenendo un carico costantemente pari al 100%, ve ne sono invece di termiche ma i reali effetti andrebbero studiati nel dettaglio per poter redigere un caso di studio opportunamente documentato. Quindi quanto scritto consideralo pur sempre una linea generale.
Se cerchi di usare il carico al 100% per far sì che gli additivi facciamo un maggiore effetto sull’impianto di alimentazione (non so se ho capito male), potresti a questo punto optare per lo smontaggio dell’impianto di alimentazione al fine di portarlo presso un pompista qualificato e farlo testare al banco e, se necessario, manutentare. Dopodiché se l’impianto è in ordine ed il filtro carburante lo è altrettanto e se la stazione di servizio che scegli non offre carburanti scadenti, andrai sicuramente più tranquillo senza necessità di spingere frequentemente il carico al 100%.