Un bambino ieri sera

Rubrica: Letture leggere durante la guerra SARS-COV-2, Narrativa

Titolo o argomento: Un attento osservatore

Quello che segue fa parte della mia raccolta di racconti che contengono, a mio modesto giudizio, utili spunti tratti da osservazioni ed esperienze quotidiane che mi incuriosiscono. Lo pubblico qui come una lettura piacevole nella speranza che sia davvero piacevole per il lettore passarci qualche minuto sopra. Ci tengo a precisare che il racconto inizia con “ieri sera” ma si intende in realtà il 20 Agosto 2018.

Raffaele Berardi

Ieri sera sono uscito in moto per andare a prendere un gelato. Finito torno alla moto e trovo un bambino di 3 o 4 anni che se la guardava, probabilmente attratto dal colore e dalla struttura per lui imponente. Salgo in moto, me lo guardo, ha un’aria simpatica, biondo come ero io da piccolo, attento osservatore come ero io da piccolo, con un fare mite, educato e fortemente curioso.

Mi strappa un sorriso di tenerezza, era effettivamente bellissimo. Quando vede che gli sorrido prende il Là e mi fa: “Scusa ma questa è la moto tua?” e io sorridendo “Sì!”. Volevo chiedergli “Ti piace?” ma poi ho pensato che avrei messo in risalto il fatto che lui non ne avesse una, così gli ho chiesto: “Tu ce l’hai la bici?” e lui mi risponde tanto pronto quanto tenero “Sì!”, poi attende un attimo e segue “E tu ce l’hai la bici?”…

Non me l’avesse mai chiesto, ahahah, gli rispondo altrettanto prontamente “Certo! Adoro le bici, lo sai che per guidare bene la moto devi imparare tanto dalla guida della bici?” e lui mi fa un cenno con la testa per dirmi che non lo sapeva. Educato e pure sincero!

Così proseguo “Se impari a guidare bene la bici adesso, vedrai che da grande prenderai una moto che ti piace tanto e la guiderai benissimo!”. Lui, felice e incoraggiato mi guarda le gambe, fissa le ginocchiere da enduro che sono solito portare (visti i capitomboli -se così li vogliamo chiamare dato che in questo racconto si parla di un bambino- che ho fatto in vita mia) e mi dice: “E questi cosa sono?”, ed io: “Sono delle protezioni che mi servono nel caso che cado, perché altrimenti se cado senza mi sbuccio la pelle che batte sull’asfalto, te ti sei mai fatto una sbucciatura in bici, sei mai caduto?” e lui con aria ancora più curiosa di chi riconosce che si sta dicendo qualcosa di importante ma non riesce a cogliere esattamente cosa: “No…”.

Poi, fantastico, top del top, continua a fissarmi le ginocchiere e mi fa, mimando anche le mosse: “Quindi se tu cadi dalla moto e sotto c’è l’asfalto e ci sbatti con le ginocchia così, non ti fai male!” e io estasiato e sorpreso: “Eh esatto, servono proprio a quello!!”. Lui mi guarda con aria di chi ha capito che dovrà fare altre considerazioni in seguito sull’argomento ma ha già intuito molto.

Sembrava soddisfatto della conversazione e continuava a mantenersi gentile, educato e curioso. Semplicemente straordinario… il figlio che chiunque sia fatto come me può sognare…

Poi lo saluto dicendogli che ora devo andare e mi congedo facendogli sentire il rombo del motore che lui ascolta con lo sguardo estasiato e impressionato dalle vibrazioni e da quel rumore grosso, borbottante, tipico del monocilindrico di grossa cilindrata che però, lui non sa, è lento quanto un veicolo industriale al traino.

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