La distruzione del valore

Rubrica: La tetralogia della povertà. Svalutazione – Parte 2

Titolo o argomento: Come si diventa poveri oggi e soprattutto… perché

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Non diamo valore a quel che non paghiamo

Che sia un tutorial fornito su un servizio di video sharing in rete; che sia un articolo di un blog che ti spiega come fare una cosa, come risolvere una “rogna” passo passo senza avvalerti di un bravo lavoratore, un professionista; che sia un’esperienza condivisa su un forum da chi fa di tutta l’erba un fascio e, ad esempio, per colpire un meccanico, un dentista, un idraulico, un tecnico maldestro o incapace danneggia anche quelli in gamba; che sia un oggetto venduto sottocosto su un sito web che opera (ad insaputa del consumatore) per concorrenza sleale o per secondi fini ovviamente non legati al mancato profitto-diretto sul prodotto venduto bensì al profitto indiretto ottenuto dalle conseguenze secondarie (la distruzione delle piccole e medie attività al fine di centralizzare e monopolizzare le vendite sui giganti dell’e-commerce); che si tratti di questi od altri casi di pari logica, l’effetto che se ne ricava è sempre il medesimo: “La distruzione del valore”.

La distruzione del valore di un prodotto, la distruzione del valore di un servizio, la distruzione del valore di un mestiere, la distruzione del valore di donne e uomini. Una distruzione di valore non sempre operata per ignoranza, o per mera voglia di prevaricazione da competizione scorretta, ma, sovente, operata con pericolose architetture meticolosamente pianificate che fanno leva sulla “stimolata” avidità dell’uomo-consumatore, dell’uomo che ignora, dell’uomo goloso o ingolosito, per distruggere, annullare piccole e medie attività commerciali, professionali o di artigianato al fine di favorire grandi gruppi globali, insipidi, freddi, impersonali. Gruppi finanziati da chi si è ben guardato dal finanziare voi. Gruppi globali lontani dai bisogni dell’uomo e capaci di innescare un intenso effetto boomerang che tornerà matematicamente a colpirci. Ma avremo modo di comprendere a tempo debito in che modo nessuno sia escluso. Ora osserviamo il territorio attorno a noi prima di addentrarci in questa foresta ricca di insidie che promette di accorciare il nostro cammino e che, forse, in un certo qual senso lo fa realmente.

Feroci pretese

Non metto mai guide passo-passo per ottenere uno specifico risultato. Quando in passato l’ho fatto su altri miei siti web, il pubblico che ha mostrato gratitudine e reale apprezzamento, offrendo in taluni casi persino collaborazione ed il proprio contributo in cambio, è stato parte di una contenutissima élite. La massa, invece, ha avuto reazioni estremamente maleducate e pretensiose, entrava nel sito, prendeva quel che voleva, non guardava nemmeno come si chiamava il sito né l’autore che aveva messo a disposizione quel materiale, copiavano i contenuti irrispettosi del diritto d’autore, non citavano le fonti e, per chiedere altro materiale, scrivevano e-mail che sovente iniziavano letteralmente così: “Mi dici come si fa…”, “Ho bisogno di…”, “Mi serve…”, “Devo fare…”. E-mail spesso firmate con nickname, senza presentazione alcuna, senza spiegazione alcuna, senza educazione alcuna. La loro filosofia era “Mi hai abituato ad avere gratis, ad avere senza chiedere, adesso se lo voglio me lo dai e basta”.

Fui io in realtà a sbagliare. Fui io, a suo tempo, oltre 10 anni fa, a commettere lo stesso errore di giovinezza di molte persone volenterose e produttive che si sono proposte al vasto pubblico senza un progetto preventivamente correttamente strutturato a trecentosessanta gradi. L’errore consisteva nell’ispirarsi senza cognizione di causa a realtà di grandi aziende senza tener conto di quanto fossero pianificate, di quali fossero i loro punti di forza, quali fossero le loro incolmabili carenze, senza tener conto che offrivano guide sommarie in cambio di una larga promozione di prodotti, smisurate raccolte di dati (un tempo deregolamentate) e reindirizzamenti a grandi e-commerce accentratori.
Non tener conto di questi fattori fu un errore significativo, un po’ come offrirsi di spendere la propria energia fisica per spingere forte sul pedale che avvia il motore della moto di altri per dare inizio al loro viaggio, non al tuo.
Fui io a viziarli per quel periodo che ebbe termine al momento opportuno grazie all’esperienza acquisita, tra l’altro con importanti innovazioni (alcune delle quali, ad esempio, nascoste tra le righe del mio Blog), ossia non appena studiato il comportamento di un campione sufficientemente vasto di persone. Usai quindi metodi analoghi a quelli del sistema per approfondire come funziona il sistema stesso, per capirne le dinamiche che governano i suoi moti.

Ricordo e conservo ancora le numerose e-mail di coloro che ad una mia domanda di approfondimento circa le loro richieste, rispondevano indispettiti e pretensiosi come bambini viziati e maleducati. La mia risposta, infatti, non era quella che volevano ma una domanda alla quale loro erano chiamati a rispondere. Una risposta corretta avrebbe dato loro accesso alle informazioni desiderate, viceversa no. Non ci fu nemmeno un caso di risposta corretta. Quelle e-mail sono un mònito, mi ricordano che mai in nessun caso si deve offrire la propria professionalità gratuitamente, mai in nessun caso si deve fornire la propria professionalità a chi non se l’è guadagnata, a chi non ha affrontato un impegno per raggiungere il risultato, a chi, avido, sfrutta, pretende e nega il compenso, ovvero nega il rispetto per il vostro impegno, per il vostro lavoro, per il vostro studio. Mai svendere le proprie abilità, non si ottiene nulla che abbia a che fare con una società civile ed evoluta. Ma gli esempi non fanno riferimento solo al mondo della rete digitale, di forte interesse sono anche i numerosi casi accaduti di persona sul mio luogo di lavoro con persone afflitte dalla medesima ingordigia e in balia di un’alterazione rassomigliante a quella degli zombie del film “Io sono leggenda”.

Ogni curiosità su questi temi troverà il suo sviluppo al momento giusto assieme ad aneddoti e spunti ramificati che ne estenderanno la comprensione. Potevo io infatti inserire nei miei siti web prodotti di terzi da promuovere? Potevo raccogliere dati utili a fini speculativi? Potevo accordarmi con un grande e-commerce per passargli i miei lettori? Avrei potuto, le occasioni non sono mancate, ma non lo feci e fu per un preciso motivo.

Continua…

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