Giorni fa sono stato ad una gara di slalom con due miei cari amici. Al di là del fatto che abbiamo subito notato le solite grossolanità che vedono la preferenza intramontabile per badilate di cavalli anziché una egregia dose di handling, al di là dell’aver notato che pochi, ma proprio pochi, avevano buone capacità tecniche di guida e al di là del piacere di presenziare per vedere quali prototipi venissero schierati, insomma al di là di tutto, la sera abbiamo fatto una piccola scoperta inaspettata.
Quando il video sharing è veramente utile
Siamo andati su YouTube, quasi per gioco, a cercare video simpatici di piccole leve della guida sportiva alle prese con le automobiline elettriche* (per intenderci quelle dotate delle famose ruote di… plastica che molti di noi avranno sognato fervidamente da piccoli) e son venute fuori delle performance sorprendenti, a dir poco impressionanti nonché qualche utile spunto sia per i piloti professionisti, sia per i papà sportiveggianti.
Un controllo da pilota professionista
Nello specifico la bambina nell’immagine in basso ha lasciato tutti senza fiato. Con un’innata scioltezza, naturalità e tranquillità cercava il sovrasterzo di potenza, lo controllava e quando l’imbardata si avviava alla conclusione anticipava il riallineamento del veicolo con una magistralità da manuale. Anche l’uso del volante, la posizione delle mani, gli angoli che cercava erano naturalmente calcolati e gestiti con largo anticipo. Riusciva sempre a far pedere aderenza all’automobilina in modo controllato ed a far sì che questa fosse sempre pronta nella direzione preferita.
Manovre di prima classe
Alla partenza la protagonista effettua un’apertura di gas da ferma con le ruote già sterzate ed innesca un sovrasterzo di potenza ma senza la minima esitazione controsterza e mantiene la direzionalità precedentemente desiderata. Avrebbe potuto tranquillamente commettere un errore e andare in testacoda perchè, come si vedrà pochi secondi dopo, il mezzo lo permetterebbe, ma niente… è lei che decide se andare in testacoda come una giostra e ripartire nella direzione che preferisce. Riesce a controllare persino piccole derapate senza sbandare in direzioni improbabili. Un gioiello insomma e, cosa da non sottovalutare nell’apprendimento, lo sta facendo divertendosi, con il sorriso in viso, con naturalezza e con il padre che accenna appena due parole e non le sta addosso e, soprattutto, non pretende.
Il metodo di insegnamento
In diversi altri video si vedono invece bimbi completamente rintontiti dai genitori che, con la stessa frequenza con cui girano i motori, ripetono dove il bambino deve andare, cosa deve fare e come lo deve fare. Ecco, se siete dei genitori sportivi alla lettura, non prendetela come un antipatico bacchettamento da parte mia, lasciate la possibilità ai bambini di fare da soli, di inventare, di improvvisare, di capire cosa sta succedendo. Lasciateli sbagliare e capire i limiti, gli estremi entro i quali si devono muovere per ottenere un risultato e voi, semplicemente, divertitevi con loro. I risultati, se devono arrivare, arriveranno da soli. Forzare non serve a nulla se non a creare traumi.
Quell’inutile intervallo di 10 anni
E’ un peccato che, superata una certa età, i bambini non riescano più ad entrare in simili automobiline ed interrompano nella maggior parte dei casi un percorso dalle interessanti prospettive, non solo sportive, ma di sicurezza stradale. Questa interruzione potrà durare anche una decina d’anni prima del conseguimento della patente di guida e tutto quello che si poteva imparare in quei dieci anni andrà perso. In giovane età ormai sappiamo tutti quanto il cervello sia una spugna e quanto sia goloso di apprendere, se poi questo avviene mentre si può anche giocare… et voilà, l’opera è compiuta. Capire in modo naturale quali atteggiamenti adottare alla guida fa ritornare vivi a casa (e non è poco) soprattutto da neopatentati.
Gli allenatori lo sanno bene…
Molti allenatori sanno bene quanto sia difficile togliere degli automatismi ai loro atleti e come alcuni anni senza allenamento rappresentino un grave freno all’apprendimento della tecnica corretta. Per questo certe specialità vanno individuate quando i ragazzi sono ancora acerbi, in tal modo possono maturarle con il giusto allenamento e con i giusti input.
*Ovviamente, come di consueto per noi, nelle condizioni più severe: neve, fango, asfalto bagnato o, peggio, umido.