Problemi intergenerazionali di comunicazione

Rubrica: Metodi. Alternative al mondo abituale.

Titolo o argomento: Dalla comunicazione alla storia, ecco perchè le cose non vanno

La storia, quella vera, intatta, aderente alla realtà, si tramanda. Attenzione, non con un testo ridondante, risonante e ripetitivo che perfora il cervello (…), si tramanda con degli insegnamenti, dei metodi, delle lezioni di vita. Quando non c’è comunicazione tra una generazione e l’altra, quando le esigenze cambiano e l’apertura mentale scarseggia, è difficile trasferire un concetto o, peggio, aver voglia di farlo. Il risultato è che ogni nuova generazione si trova nel caos ad affrontare ogni volta da zero quelli che, alla base, sono sempre gli stessi problemi del mondo. Se non c’è coesione tra gli uomini subentra il caos, una gran perdita di tempo e, conseguentemente, di opportunità. Un po’ come costruire ogni giorno un piano di un grattacielo per poi disfarlo durante la notte e ricominciare trovandosi così, dopo centinaia d’anni, sempre al primo piano e con niente di fatto (vedi anche una certa Penelope).

Quando non c’è comunicazione tra una generazione e l’altra la storia si dimentica. Quando la storia si dimentica, tutto ciò che di buono può aver fatto la generazione precedente è annullato. Quando non c’è comunicazione subentra il caos e, in simili situazioni qualcuno ci sguazza e vince sempre. Perchè? Perchè se non si mettono d’accordo due persone testarde durante una riunione di condominio, come possono mai mettersi d’accordo, anche se solo a gruppi divisi per paesi, 7 miliardi di persone? Insomma, il banco vince sempre. Ma il banco potrebbe essere truccato.

Se anche il tempo scarseggia nella frenesia della routine giornaliera e i figli sono in balia di baby-sitter, nonni con un entusiasmo attenuato, doposcuola poco formativi che aumentano solo la spesa d’iscrizione, beh allora il disorientamento diviene piuttosto prevedibile. La figura emblematica del papà che insegna al figlio a cacciare, a mandare avanti la fattoria, a diventare un uomo, è quasi del tutto scomparsa. Oggi c’è una console di gioco, un gadget elettronico* e i bambini almeno stanno lì buoni con i genitori, oltremodo stressati e logorati da un mutuo interminabile e paure reconde, che finalmente possono auspicare un timido riposo. Come si può insegnare qualcosa e a chi? Quando e con quali forze, con quali convinzioni, con quali certezze, con quali principi e con quale ardito orgoglio? E se nemmeno chi è assegnato alla responsabilità dell’altrui istruzione se ne occupa, come può una generazione, come quella degli attuali ventenni, anche solo lontanamente immaginare di cambiare almeno qualcosina del mondo? Mumble, mumble… mentre ci pensiamo la crisi dei mercati e, ancor prima dell’individuo, dilaga.

Per comunicare la storia, il progresso, i passi dell’uomo, i possibili futuri obiettivi, ci vuole tempo ed energia; non si mette in discussione il lavoro, nonché la fatica e l’impegno che questo, se condotto responsabilmente, comporta, ma con l’elevato livello di stress (vicino al punto di rottura) dell’attuale società risulta improbabile trasmettere qualcosa di virtuoso a chi verrà. Il banco vince ancora una volta.

Note

Se avete ipotizzato che con il termine “banco” si vuole intendere chi detiene una qualche forma di potere, sappiate che in realtà non è esattamente così. Il banco è costituito da tutti coloro che, per abbandonare uno sforzo, preferiscono evitare di occuparsi di un problema o di prenderne atto o di elaborarlo in qualunque modo che comporti uno sforzo mentale o fisico che sia. Quando una collettività va male, il problema, sebbene possa essere influenzato da terzi, è da attribuire principalmente alla collettività stessa che evita di compiere degli sforzi pur intuendo che qualcuno o qualcosa sta causando dei problemi. Come a dire che se mai nessuno inizia a cambiare anche solo un piccolo pezzettino di mondo che lo circonda, nulla cambia e raggiungere un obiettivo, talvolta anche semplice, sembra impossibile pur avendolo lì, a un palmo di distanza.

*Spesso fraintesi con la terra della fertile tecnologia che in realtà è ben altro.

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Un intrigo logico sul tema “raggiungere”:
Il paradosso di Zenone (o di Achille e la tartaruga)

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Crisi Banche Edilizia: quanta confusione

Come siamo bravi a fare confusione

Le crisi di settore ci sono sempre state e sempre ci saranno. Ci sono i settori che per un periodo vanno meglio e per un altro periodo hanno tendenza a calare. Ci sono settori che si riprendono quando innovano, altri che ritornano quando si scopre che un’innovazione portata da un prodotto o servizio alternativo non rispondeva alle aspettative.

Persino all’interno dello stesso settore edile ci sono crisi distinte dovute a metodi di costruzione obsoleti, oppure a logiche di lavoro sbagliate, a progetti che non vanno più, a zone che non sono più le preferite dalla massa, a investimenti errati o troppo grandi andati male e, perchè no, ai matrimoni in diminuzione. Certo il settore edile è quello che va in crisi con cicli molto più lunghi di quelli della meccanica o dell’elettronica e quando va relativamente in crisi (io stimo ogni 20 anni circa al contrario di altri settori ingegneristici che si alternano nella competizione ogni 5 anni… ripeto: a mio avviso) non subisce un vero e proprio calo, piuttosto una fase di stasi in cui i prezzi rimangono stabili e non calano come molti ipotizzano. E vorrei aggiungere:”magari calassero!” Si vedrebbero subito le imprese migliori, quelle che sanno fare di più con di meno, quelle che sanno fare delle scelte, che sanno otiimizzare e apportare innovazione nei metodi e nel servizio offerto. Se calassero i prezzi significherebbe che anche la materia prima, e tutto quanto ruota attorno all’edilizia, costa meno. Così non è, almeno per il momento. Nessuno può fare una reale previsione, nemmeno i maggiori esperti. Non possiamo sapere la massa cosa deciderà, che tipo di case vorranno tra 5 anni, dove e come. Possiamo fare solo delle ipotesi.

Pertanto, concludo dicendo il messaggio centrale di questo articolo: sentire che delle persone che conosco sono andate in banca per un mutuo e la banca ha cercato in tutti i modi di scoraggiarli incitandoli ad attendere tempi migliori con una assurda previsione di calo dei prezzi delle case, mi sembra solo un’azione errata volta a non centrare l’argomento sul vero problema: “la crisi vera reale è delle banche.”

Non possiamo nemmeno immaginare come siano state gestite in questi ultimi 15-20 anni, fatto sta che il problema reale è che la banca ora ha bisogno di clienti fidati al 100% per uscire dalla sua crisi e questo dopo un periodo in cui sono stati concessi mutui e prestiti ovunque. Questo genera una situazione di sfiducia che, per far bella figura, viene giustificata dicendo che è preferibile attendere più in là perchè i prezzi scenderanno.

Accertatevi voi stessi, andate in banca, chiedete e informatevi, dite che avete trovato la casa che vi piace al prezzo che volevate e ditegli che siete sicuri dell’acquisto. A questo punto saranno costretti a dirvi che vi concedono il mutuo oppure no perchè possono o non possono o perchè si fidano o meno.

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Crisi: Brevi valutazioni sulle amministrazioni

Rubrica: Crisi, osservazioni e riflessioni

Titolo o argomento: Le amministrazioni

Esiste una gerarchia aziendale molto semplice e allo stesso tempo molto poco conosciuta da chi non studia economia. Facciamo un esempio, ipotizziamo esista una società di capitali: ovvero a responsabilità limitata, con la società avente una propria personalità giuridica e con il potere di amministrazione dissociato dalla qualità di socio. La struttura dei piani alti è la seguente:

  • Si parte dagli organi di proprietà.

  • Scendendo agli organi di amministrazione (con potere esecutivo).

  • Ancora più giù gli organi di controllo (che sorvegliano sull’amministrazione della società ed il rispetto delle leggi e della contabilità).

  • Per arrivare agli organi di direzione (traducono in direttive i piani espressi dall’amministrazione).

Uno dei problemi principali è dato dal fatto che l’organo di proprietà, assume degli amministratori altamente specializzati al fine di perseguire, non il massimo profitto, bensì la massima crescita dell’azienda. Gli amministratori vengono raramente sostituiti proprio per il loro possesso di enormi conoscenze ed esperienza.

Nel caso in cui gli organi di proprietà non abbiano l’esperienza e le conoscenze tali da verificare la bontà dell’amministrazione, si verifica un problema (molto diffuso) di separazione tra proprietà e controllo. Significa che gli amministratori sono liberi di seguire le strade che preferiscono e che, in alcuni casi, possono portar vantaggio ai soli amministratori. Tali comportamenti sono chiamati sui migliori testi di economia: “Opportunistici”.

Abbiamo scritto questo articolo per far capire come i fattori in esso espressi siano complici di una situazione di crisi. Ma perchè? Perchè le scelte dell’amministrazione sono tali da influire sull’economia nazionale di un paese, basti pensare alle conseguenze che una serie ripetuta di errori può portare su un numero esteso di dipendenti…

  • Ammettiamo che l’amministrazione per contratto, come quasi sempre accade per essere maggiormente stimolata alla crescita aziendale, si possa avvalere di un ritorno economico percentuale sul risultato aziendale.

  • Ammettiamo che la gestione dopo un certo periodo sia stata caratterizzata da errori o incompetenze con conseguenze importanti per la società.

Questo può portare a diverse conseguenze tra le quali:

  • Le uscite utilizzate per pagare la cattiva amministrazione portano ad un ulteriore aumento delle perdite.

  • I tempi che intercorrono tra il momento in cui la società inizia a perdere ed il momento in cui capisce che la situazione è grave, sono spesso troppo lunghi.

  • Nel possbile cedimento della proprietà ad un nuovo proprietario che apporta capitali, possono essere distorti i valori del bilancio (in base alle varie normative: fiscale o civilistica) facendo apparire situazioni più floride. In tal caso l’amministrazione riesce ad ottenere comunque una elevata retribuzione, andando ad aggravare le perdite e portando la società verso l’inevitabile implosione.

  • Andando a modificare il bilancio si “possono” (o meglio non si può, ma tecnicamente è fattibile) emettere più azioni sul mercato (essendo la loro emissione proporzionale all’andamento aziendale), ma trattandosi di una mistificazione, di un falso in bilancio, le azioni emesse non sono valide. Si tratta quindi di emissione di azioni fasulle, fraudolente.

Ma come mai, vi chiederete, la proprietà non manda via questo genere di amministrazioni? La risposta è molto semplice: perchè la gente è abituata a vedere il negozio in cui va a fare compere dove in moltissimi casi può parlare con una figura che è il proprietario dell’attività;

Nelle società il proprietario non è un’unica persona ma un insieme, alle volte molto esteso, in cui i proprietari, ad esempio, potrebbero incidere ognuno per l’1% al massimo. Vedi GM. La General Motors con un capitale sociale di diversi miliardi di dollari in tutto il pianeta, ha una proprietà talmente estesa che l’azionista più grande non supera l’1,5%. Questo comporta la possibilità per gli amministratori di comportarsi come meglio credono essendo molto difficile rinominarli. Perchè? Perchè per rinominarli è opportuno che il 50+1% degli azionisti sia d’accordo nel farlo, inoltre è talmente costoso intraprendere una tale azione di convincimento nei confronti dei soci, che generalmente e preferibile vendere le proprie azioni e cambiare società.