Rubrica: Apprendimento | Learning
Titolo o argomento: Efficientamento del tuo potenziale
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Il cervello è duale
Potremmo dire che il cervello ha un comportamento duale nel rapporto con lo stressor. Esso somatizza lo stress (con le conseguenti ripercussioni sulla sua struttura e sugli organi tutti dell’organismo) ma, allo stesso tempo, è in grado di selezionare cosa lo stressa e cosa no. Paradossalmente, quindi, è il cervello che decide cosa lo distrugge.
Un lavoro che per me potrebbe essere piacevole e gustoso perché richiede pazienza e meticolosità, per un’altra persona, magari ansiosa e frettolosa, potrebbe essere fonte di stress per la lunga attesa necessaria all’ottenimento del risultato o per l’intensità dell’impegno richiesto. Allo stesso tempo un lavoro per me piacevole potrebbe diventare la mia fonte di stress se un collega insopportabile lo contamina quotidianamente ed io mi chiudo invece di imparare punti di osservazione nuovi. L’entrare in empatia con una persona che appare ostile ma che in realtà potrebbe risultare quantomeno una persona ininfluente se presa per il verso giusto potrebbe rappresentare un punto di osservazione da tenere in considerazione. Potrebbe non trattarsi di amorevolezza bensì della capacità di comprendere l’altro se non altro per azzerarne gli effetti su di noi (inserire nell’equazione il valore che l’azzera).
Ad esempio comprendo che quel collega di lavoro è nervoso ed ostile perché soffre per il suo divorzio e, accecato dai problemi, risulta comprensibilmente intrattabile; per queste ragioni non rilevo come stress il fatto che mi tratti male ma ignoro questo comportamento, senza soffrirne, immaginando che io potrei fare altrettanto nella medesima situazione.
Anche le paure giocano un ruolo fondamentale così come la disinformazione (utile per spaesare e gestire le masse nonché, prima tra tutti, la loro capacità di spesa: decidere verso cosa e verso chi incanalare il flusso economico legato al frutto dei propri sforzi come lavoratori o investitori), l’incapacità (o l’assenza di volontà) nel verificare la veridicità di fonti, l’impazienza legata al voler dare una risposta immediata (e comoda) ad ogni cosa o al voler ottenere “tutto” con irrazionale immediatezza. Fattori che devastano la stabilità e l’equilibrio della persona, fattori che alimentano conflitti tra gli strati coscienti e subcoscienti della persona che, difficilmente, riesce a rendersi conto da sola di ciò che le manca nella propria formazione (autodiagnosi). E’ molto, molto poco, probabile incontrare qualcuno che sia in grado, mediante autocritica e autosservazione, di diagnosticare le carenze di sé stesso.
Generalmente la strada preferita è quella dell’entrare in conflitto con chi ci osserva dall’esterno (posizione dalla quale si avvantaggia di un ulteriore punto di vista, a noi poco noto) anziché, alimentare argomenti costruttivi affinché le osservazioni esterne possano essere integrate a quel che noi conosciamo intimamente di noi stessi e che da fuori gli altri non possono osservare (non in maniera esplicita).
E’ per tali ragioni che, come avrete notato, i vostri amici difficilmente inizieranno una discussione con voi, su qualcosa che state sbagliando, in modo da evitare complicazioni. Superficialità volta alla semplificazione, alla riduzione dei problemi assorbiti in forma invariante nell’indifferenza collettiva. Il vostro cane, invece, non può fare a meno di venirvi a confortare se vi vede giù di corda o ad abbagliarvi con un brontolio smorzato in dissolvenza se non condivide una vostra scelta. Per questo lo amate di più di una persona… da lui accettate le critiche così come la stretta vicinanza, dalle persone no perché sapete che c’è un di più di cui non si parla per comodo ritorno, invidie, gelosie, attriti, perbenismi, complicazioni, argomentazioni infinite faticose da sostenere, mancanza di volontà nel voler osservare le cose da angolazioni “scomode”. Il cervello è duale anche in questo, percepisce ma si tiene alla larga. Teme ogni cosa che non conosce.
Coltivare paure
Coltivare paure all’interno del cervello, quindi, significa generare con il vostro cervello stress che danneggia il vostro stesso cervello. Il gioco di parole è strettamente necessario. A tal riguardo potrebbe interessare, se lo gradite, leggere l’articolo “Pensiero, ragione, presa di coscienza, paura…” per provare a comprendere come certe paure siano formative, forgino la persona e si rivelino addirittura utili, se e solo se, vengono conosciute, combattute, tradotte e neutralizzate.
Un circolo vizioso in cui cadono praticamente… tutti
Considerate anche il seguente circolo vizioso: vi stressate oltremodo per seguire lo schema capitalistico “essere fare avere” in modo non umano. Poi cercate piacere e comodità che (senza saperlo) ritenete opportune per ridurre il cortisolo. Ma queste comodità alimentano i circuiti del capitalismo “essere fare avere” (e il cane continua a mordersi la coda) perché avete bisogno di altro denaro per potervele permettere. Vi fanno sentire meglio, ritenete non danneggino l’organismo e lo aiutino altresì nella sua ripresa. Ma tutto ciò non sarebbe stato necessario se non aveste scelto la vita più stressante e traumatica possibile attualmente disponibile per il vostro organismo, per la vostra persona. Il capitalismo, quando è puramente fine a sé stesso, magari ad un’immagine di sola parvenza, vi danneggia e alimenta solo altro capitalismo il quale, solo in forma ipotetica, dovrebbe salvarvi. Trattasi di un assurdo matematico lampante: per salvarmi dal capitalismo alimento ciò che lo intensifica. Non è un caso che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) abbia rilevato che proprio in Europa e Nord America siano prevalenti i casi di stress e disturbi mentali rispetto al resto del Mondo.
Continua…
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